Viesti assolve anche i Comuni: «Non sembra essere qui l`origine dei maggiori ritardi del Sud. In Sicilia la velocità della spesa dei Comuni non è bassa. L`avanzamento della spesa nel Sud è di circa il 36 per cento contro il 38 nel Centro. In particolare, i comuni siciliani hanno speso il 40 per cento dei fondi, contro il 50 della Puglia e il 58 della Basilicata. Il maggior ritardo di Campania, Calabria e Sicilia diviene più chiaro guardando agli altri soggetti attuatori. Le province hanno risultati molto peggiori che nelle altre aree. L`avanzamento finanziario dei progetti dei grandi soggetti pubblici Rfi, per la realizzazione delle ferrovie e l`Anas per le strade, è ovunque modesto; ma nelle tre regioni in ritardo (dove valgono ben 3,5 miliardi di finanziamento pubblico) siamo al 34,2%; dieci punti meno rispetto a quanto gli stessi enti raggiungono in Puglia e Basilicata».
In sostanza, il problema è nell`incapacità di realizzare le infrastrutture. «Piuttosto che parlare di Nord che spende e di Sud incapace, bisogna concentrarsi sui lavori pubblici. Non è un problema di fondi europei, perché la progettazione delle infrastrutture è lenta indipendentemente da chi li finanzia, se lo Stato o Bruxelles. I tempi della progettazione sono biblici e spesso le imprese non sono in grado di portare a termine i lavori. Più che gingillarsi in spiegazioni anche interessate, comode solo a far destinare più soldi al Nord, conver- rebbe riflettere su queste gravissime criticità dell`intero sistema paese».
La Sicilia, lo scorso dicembre, aveva speso il 56 per cento, 2 miliardi e mezzo, del totale della programmazione. Da qui a fine anno resta ancora da spendere circa un miliardo e 800 milioni. C`è il rischio che queste somme tornino a Bruxelles? «In verità, le risorse europee perdute sono state sempre pochissime. I dati di consuntivo per il 2014 mostrano che si tratta di cifre molto contenute. Sappiamo però che le cifre da rendicontare per il 2015 sono enormi e quindi esiste un rischio concreto per la fine di quest`anno. Le regioni non stanno con le mani in mano, ma sono state avviate opere la cui realizzazione è lenta. Con il risultato che finché le infrastrutture non vengono collaudate non si può pagare alle ditte il saldo finale. Inoltre, le amministrazioni in tutta Italia ma particolarmente nel Sud non sono riuscite ad anticipare i soldi, perché il Patto di stabilità limita le spese che possono fare comuni e regioni. Siamo in un mondo schizofrenico. Da un lato si dice di spendere i fondi comunitari, dall`altro c`è il vincolo di spesa che non si può superare ogni anno. Tutti problemi che hanno contribuito a ritardare la spesa pubblica».
La Sicilia, lo scorso dicembre, aveva speso il 56 per cento, 2 miliardi e mezzo, del totale della programmazione. Da qui a fine anno resta ancora da spendere circa un miliardo e 800 milioni. C`è il rischio che queste somme tornino a Bruxelles? «In verità, le risorse europee perdute sono state sempre pochissime. I dati di consuntivo per il 2014 mostrano che si tratta di cifre molto contenute. Sappiamo però che le cifre da rendicontare per il 2015 sono enormi e quindi esiste un rischio concreto per la fine di quest`anno. Le regioni non stanno con le mani in mano, ma sono state avviate opere la cui realizzazione è lenta. Con il risultato che finché le infrastrutture non vengono collaudate non si può pagare alle ditte il saldo finale. Inoltre, le amministrazioni in tutta Italia ma particolarmente nel Sud non sono riuscite ad anticipare i soldi, perché il Patto di stabilità limita le spese che possono fare comuni e regioni. Siamo in un mondo schizofrenico. Da un lato si dice di spendere i fondi comunitari, dall`altro c`è il vincolo di spesa che non si può superare ogni anno. Tutti problemi che hanno contribuito a ritardare la spesa pubblica».
Fonte: www.ilsudonline.it
Nessun commento:
Posta un commento